Con il termine di fibra alimentare si 
						indicano i carboidrati presenti nella frutta, verdura, 
						cereali, legumi e semi, con un ruolo in genere di natura 
						“strutturale” (rappresentano un po’ lo “scheletro” di 
						questi alimenti), che l’organismo umano non riesce a 
						digerire poiché carente degli enzimi necessari.
					
La 
						fibra può essere classificata in due grandi categorie, 
						caratterizzate da struttura e proprietà differenti: le 
						fibre solubili (gomme e pectine) e quelle insolubili 
						(cellulosa, emicellulosa e lignina).
						Le fibre solubili, presenti nei legumi e nella 
						frutta, formano in acqua soluzioni dense (viscose), che 
						rallentano i tempi dello svuotamento intestinale. In 
						presenza di significative quantità di fibra solubile, 
						inoltre, la velocità di assorbimento di grassi e 
						zuccheri è ridotta: ne deriva una salita meno rapida del 
						tasso di trigliceridi e di glucosio nel sangue dopo i 
						pasti, con una riduzione, quindi, della glicemia e della 
						lipidemia post-prandiale. Il rallentamento della salita 
						della glicemia è di particolare interesse, alla luce 
						delle interessanti modificazioni metaboliche che ciò 
						induce (si veda il capitolo sull’Indice Glicemico in 
						questo stesso sito). La riduzione dell’assorbimento dei 
						grassi e del colesterolo indotta dalla fibra solubile 
						porta inoltre ad una diminuzione del tasso di 
						colesterolo nel sangue. Complessivamente, gli effetti 
						del consumo di una quantità appropriata di fibra 
						solubile sono la riduzione dei livelli di molti fattori 
						di rischio cardiovascolare e, entro certi limiti, e 
						nell’ambito di uno stile di vita attivo, anche dello 
						sviluppo di sovrappeso.
						Le fibre insolubili hanno effetti metabolici meno 
						netti, ma attivano la motilità intestinale, e in 
						presenza dei liquidi intestinali si rigonfiano, 
						aumentando la massa fecale. Un loro apporto adeguato è 
						quindi particolarmente utile nelle persone con stipsi. 
						Le fibre insolubili, inoltre, svolgono un’azione 
						anticangerogena a livello del grosso intestino: 
						l’aumentata velocità di transito delle feci 
						nell’intestino porta infatti ad una diminuzione del 
						tempo di contatto tra sostanze tossiche e mucosa 
						intestinale, riducendo quindi le probabilità di una 
						trasformazione tumorale delle cellule della parete 
						intestinale stessa.
						Per una persona in buona salute è consigliato un 
						apporto di circa 30-35 grammi di fibra al giorno. 
						La frutta fresca contiene in media da 1 a 5 grammi di 
						fibra ogni 100 gr di parte commestibile; la frutta secca 
						da 5 a 15 grammi. I prodotti ortofrutticoli contengono, 
						mediamente, da 1 a 7/8 grammi di fibra; i legumi ne 
						contengono quantità più elevate, comprese tra 10 e 20 
						grammi (fagioli secchi). I cereali e derivati ne 
						contengono da 2,5 fino a 22,5 grammi (crusca).